14 Mag Visita culturale alla città de L’Aquila
Come tutte le visite culturali cui partecipiamo noi giovani adolescenti anche questa aveva il “sapore” delle altre, connotata da quella sottile euforia per una giornata diversa, trascorsa lontano dai banchi di scuola, in compagnia dei compagni di classe, accumunati dall’unanime priorità di stare bene insieme all’insegna del divertimento e della più assoluta spensieratezza.
Questa volta però, tali aspettative sono state puntualmente soddisfatte solo nella fase del viaggio di andata, poiché, non appena giunti nei pressi del capoluogo abruzzese, lo scenario in cui ci siamo trovati immersi ci ha subito rapiti e calati in un’atmosfera surreale. Eppure, a quello scenario, tutti noi eravamo più o meno, stati “preparati” dalle innumerevoli telecronache, dai documentari e dagli svariati programmi televisivi andati in onda nei mesi seguenti il catastrofico terremoto del 2009.
Probabilmente però, almeno nel mio caso, non avevo tenuto conto dell’invalicabile limite dei mass media, dovuto a quell’invisibile membrana protettiva interposta tra la realtà dei fatti e il divano da cui, comodamente seduti, apprendiamo l’accadimento anche di tragedie di tale portata.
In realtà l’osservare quello scenario dal vivo, anche se a distanza di svariati anni, si è rivelata tutt’altra cosa. Tutti noi abbiamo avuto modo di comprendere, anche senza l’aiuto dei mezzi di comunicazione e scienziati del settore, la reale entità del dramma subito dalle persone delle zone interessate dal sisma.
Il tributo più alto è stato, ovviamente, quello delle oltre 300 vite umane spezzate. I sopravvissuti, oltre alla perdita di molti loro cari, in una manciata di secondi hanno visto definitivamente cancellata la loro quotidianità, fatta di abitudini, comodità, certezze, lavoro, hobby, sogni….
E’ stato l’intenso programma della giornata a distoglierci, almeno in parte, dallo sgomento che ci aveva pervasi. La scaletta, infatti, prevedeva la visita delle splendide basiliche di Santa Maria di Collemaggio e di San Bernardino. La prima, risalente alla fine del 1200, caratterizzata dall’inconfondibile stile gotico e da una facciata realizzata esclusivamente con pietra del Gran Sasso, presenta degli interni secondo un impianto gotico a tre navate e colonnati ad arcate a sesto acuto, resi unici da un magnifico soffitto ligneo. La seconda invece, realizzata nel primo quarto del 1500, in stile rinascimentale, ha dei meravigliosi interni in stile tardo-barocco.
Successivamente, in occasione del pranzo consumato presso l’Opera Salesiana di San Giovanni Bosco, è stato possibile ascoltare la toccante storia raccontata da un signore sopravvissuto al terremoto, che ci ha testimoniato come il costante impegno presso la casa salesiana che ci ha ospitato e il ritrovato cammino di fede, lo sostengano quotidianamente nel superare l’immane tragedia della perdita di un figlio avvenuta nella notte del 6 aprile 2009 presso la nota Casa dello Studente de L’Aquila. Dopo una ricreativa partita di pallavolo ed un breve quanto toccante giro nel deturpato centro storico della città abbiamo fatto ritorno a scuola.
Senza dubbio a mio avviso, questa è stata la più toccante e costruttiva gita che io abbia mai fatto, la quale mi ha consentito di riflettere sulla fragilità delle cose materiali a cui tutti noi teniamo e per le quali, in linea con gli schemi consumistici dell’odierna società, ci affanniamo ogni giorno nel mantenerle e magari accrescerle, senza riflettere sulla loro fondamentale inutilità, rispetto quelle che sono le vere priorità della nostra esistenza.
In conclusione, mi auguro con tutto il cuore che questa meravigliosa città riesca, ancora una volta, nonostante le difficolta “imposte” da una burocrazia spesso incomprensibile, a risorgere ancor più spendente così come, nel tempo, ha saputo dimostrare la tenacia della sua popolazione in occasione degli altrettanto devastanti terremoti verificatisi nel 1349, 1461 e 1703.